Il Papa in una Piazza San Pietro incredibilmente vuota é l’immagine-simbolo di questo dramma”
Se dovessi scegliere una immagine che, da sola, ci fornisce la sintesi emblematica e drammatica di questo momento non avrei dubbi: Papa Francesco che parla e impartisce la sua benedizione “urbi et orbi” in una Piazza San Pietro incredibilmente vuota e deserta, sotto il cielo plumbeo di una Roma attonita e silenziosa.
Il Papa è solo, con alle spalle il crocifisso miracoloso che salvò i romani dalla peste del 1500 e che è stato portato qui dalla chiesa di San Marcello in Via del Corso. Da solo ma in mondovisione; da ogni parte del mondo credenti e non si sono raccolti in quel momento intorno alla veste bianca del Vescovo di Roma che chiedeva al Signore di salvare il mondo dalla pandemia da coronavirus.
E le parole del Papa sono andate dritte al cuore di ogni uomo, angosciato dalla forza di un virus che continua a mietere vittime in ogni angolo della terra, spargendo paure e seminando dubbi sullo stesso futuro del pianeta e della sua umanità.
“Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti”, dice il Papa. E ancora, “tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”. Tutti come i discepoli ripetiamo che “siamo perduti”. Anche noi “ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.
E’ questo il grande richiamo del pontefice; nessuno può salvarsi da solo, soltanto insieme gli uomini potranno affrontare la tempesta, così come gli apostoli intorno al Cristo sulla barca che rischiava di affondare. Un richiamo che è anche un monito, una severa reprimenda al mondo che non ha saputo, o voluto, ascoltare i tanti segni dei tempi che preannunciavano il disastro:
“Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami – continua il Papa – non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.
Pensavamo di rimanere sani in un mondo malato, proprio così. Impermeabili agli appelli che da quasi due anni i giovani di “Fridays for future” insieme alla giovanissima svedese Greta Thumberg hanno continuato a rivolgere a noi e a tutti i potenti della terra. Ed è proprio a questi “potenti” che Papa Francesco torna a riferirsi, pochi giorni dopo il suo discorso in Piazza San Pietro, attraverso una lettera all’amico argentino Roberto Andrès Gallardo, Presidente del Comitato Panamericano dei giudici per i diritti sociali, nella quale per la prima volta e in maniera esplicita parla del rischio di un vero e proprio “genocidio virale” provocato da quei governi che in un momento così drammatico non saranno stati in grado di compiere scelte giuste e coraggiose.
Con la chiarezza che lo contraddice, il Papa apprezza la scelta di quei governi che hanno intrapreso una azione esemplare con priorità definite per difendere la popolazione, mostrando di difendere le persone prima di ogni cosa. Con altrettanta schiettezza si rivolge poi a quei governanti che sono tentati dall’intraprendere una strada diversa: “Sarebbe triste se scegliessero il contrario, che porterebbe alla morte di molte persone, una specie di genocidio virale.”
Una cosa è certa, ce lo siamo detti più volte in questi giorni: il mondo dopo questa pandemia non sarà più lo stesso. Spetterà ad ognuno di noi, piccolo o potente non importa, fare tesoro delle tante lezioni che il coronavirus ha portato con sé. Più solidarietà e condivisione da parte dei cittadini, più competenza e responsabilità da parte dei governanti. E la lezione più importante, quella che Francesco ci ha voluto ricordare, parlando al cuore e alla mente di ognuno di noi: “Nessuno si salverà da solo !”